Molto spesso genitori ed insegnanti rilevano difficoltà legate alla scrittura, quali eccessiva lentezza, scarsa chiarezza, mancato rispetto degli spazi, disegno immaturo, traccia calcata, dolore… potrebbe trattarsi di disgrafia? O di una difficoltà temporanea? È indubbiamente un tema molto ampio per cui è bene fare subito chiarezza su alcuni punti.
DSA e disgrafia
Il termine DSA indica i disturbi specifici di apprendimento che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto; questi si manifestano con l’inizio della scolarizzazione e sono definiti disturbi del neurosviluppo in quanto dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neurali coinvolte in questi processi e la loro causa, quindi, non è assolutamente da attribuirsi ad un deficit di intelligenza né a deficit sensoriali.
In particolare, la disgrafia riguarda il controllo degli aspetti grafici della scrittura manuale, ed è collegata al momento motorio-esecutivo della prestazione; pertanto si manifesta in una minore fluenza e qualità dell’aspetto grafico della scrittura.
Le competenze del processo di scrittura
Adesso facciamo un piccolo passo indietro… quali sono le abilità legate alla grafomotricità? È importante conoscerle perché eventuali lacune, anche in una sola di queste aree, potrebbero interferire con l’abilità di scrivere!
• Controllo posturale e capacità di lateralizzazione;
• Coordinazione dinamica dell’arto superiore, necessario per poter controllare i movimenti del braccio;
• Coordinazione occhio-mano, ovvero l’abilità che permette un lavoro simultaneo e coordinato fra i movimenti degli occhi e quelli dell’arto superiore scrivente;
• Motricità fine, quindi il prodotto di movimenti minuziosi e precisi a carico della mano e delle dita;
• Abilità visuo-spaziali, ovvero la capacità dell’individuo di percepire, agire ed operare sulle rappresentazioni mentali in funzione di coordinate spaziali;
• Percezione ed analisi visiva, ossia l’abilità di discriminare le forme, associarle, apprezzarne le caratteristiche e individuarne le differenze;
• Orientamento ed organizzazione spazio-temporale, cioè la capacità di percepire la posizione del proprio corpo in relazione agli oggetti e alle persone nello spazio e nel tempo. Sono necessarie per consentirci di orientarci nello spazio grafico del foglio, capire dove iniziare a scrivere e dove interrompersi, seguire un andamento lineare, mantenere una grandezza regolare delle lettere, orientarle correttamente, sapere cosa viene prima e cosa dopo, mantenere un ritmo.
• Memoria a breve e lungo termine
• Attenzione sostenuta
• Abilità fonologiche, metafonologiche e linguistiche.
I campanelli d’allarme delle difficoltà di scrittura
Possono essere molteplici, i più frequenti sono:
• scrittura scarsamente leggibile;
• lentezza nello scrivere;
• dolore alle dita e/o al polso e/o al braccio scrivente;
• traccia molto calcata e buchi nel foglio;
• ritocchi di segni già tracciati;
• discontinuità del tratto e numerose interruzioni;
• lettere di differente grandezza;
• non rispetto dei margini;
• lettere tremolanti;
• impugnatura della penna/matita inusuale;
• evitamento e rifiuto nei confronti di attività grafomotorie etc…
In presenza di sintomi…come procedere?
I sintomi non sono rari, soprattutto nei piccoli che per la prima volta si approcciano alla scrittura e, ancor di più, nei casi in cui i bambini non siano stati esposti ad attività di pre-scrittura negli anni precedenti. Spesso le difficoltà sono già rilevabili nella scuola dell’infanzia, in particolare verso i 5 anni e, nonostante la diagnosi di disgrafia possa essere effettuata a partire dalla fine del II anno della scuola primaria, è di primaria importanza agire subito. Prima di tutto sarà fondamentale comprendere a quali di queste componenti sono dovute le difficoltà del bambino. Per questo motivo risulta necessario effettuare una valutazione neuropsicomotoria in modo da identificare le problematiche specifiche e poter, eventualmente, iniziare un percorso riabilitativo per potenziare, recuperare o vicariare tali difficoltà.
La precocità è con cui si interviene può cambiare notevolmente l’esito di un trattamento. Infatti, secondo la letteratura scientifica, l’efficacia di un trattamento per le difficoltà grafomotorie è inversamente proporzionale all’età in cui viene effettuato e dal III anno della scuola primaria le possibilità di modificabilità sono ridotte, al contrario a 4-5-6 anni si possono avere miglioramenti notevoli.
La diagnosi può ma consiglio è di rivolgersi al servizio di neuropsichiatria infantile del territorio oppure ad un centro specializzato privato e/o convenzionato per iniziare, il prima possibile, l’iter valutativo. Le tempistiche possono variare, nel contesto pubblico di solito vi è una lista d’attesa mentre nel privato il processo è più rapido.
La scuola come può intervenire?
La segnalazione tempestiva delle difficoltà da parte delle insegnanti è un tassello essenziale. La scuola può davvero fare la differenza. Di fronte ad un dubbio bisogna procedere senza procrastinare ed evitando di minimizzare le problematiche perché, con il tempo e con l’aumentare delle richieste scolastiche, le difficoltà tendono ad aumentare con risvolti negativi anche sul fronte emotivo.
Inoltre, secondo la Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 (vedi allegato), la scuola ha la possibilità di fare ricorso ai Bisogni Educativi Speciali (BES) predisponendo un Piano Didattico Personalizzato (PDP) per quegli alunni che necessitano di una didattica personalizzata in un determinato periodo di tempo. Ciò può essere fatto sia nel caso in cui vi sia una difficoltà temporanea sia in attesa di certificazione, in modo tale da fornire allo studente gli adeguati strumenti di supporto per raggiungere gli obiettivi scolastici previsti. Il PDP deve essere prodotto dal corpo docenti entro dicembre dell’anno scolastico in corso (deroga al 31 Marzo in caso di diagnosi nel primo trimestre dell’anno solare).